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Carolei VS Carolei. La rottura definitiva?

Il mantra che ripeto quotidianamente mi obbligherebbe a non esprimermi in temi di natura politica ma questa volta il senso di appartenenza al territorio, alla mia Carolei, TUTTA, mi impone una riflessione. Lo scrivo fin da subito, così da evitare a chi legge di continuare a farlo nel caso in cui stia cercando un pretesto per strumentalizzare questo articolo: NON troverete un parere sulla ricusazione delle lista, sulla vicenda dell’ex sindaco Iannucci che ha patteggiato una condanna per il suo operato fuori dalla mura del comune, sul cambio di casacca di De Luca e di alcuni dei suoi attuali candidati, né sulla campagna del voto e del non voto, neanche sui contenuti del primo comizio della lista “Insieme per Carolei”. Reputo ognuno dei lettori abbastanza intelligente per trarre le personali conclusioni, ritengo sarebbe oltremodo offensivo cercare di imporre un pensiero su tali argomenti. Cercherò invece d’invitare chi legge a una riflessione che vada oltre quanto finora visto e sentito.

Da sempre dobbiamo riconoscere alla politica locale una vocazione pittoresca, una connotazione che se non altro tende ad avvicinare le persone a discussioni troppo spesso confinate nei palazzi del potere. E se questo è lo spirito ben venga. Bisogna condannare categoricamente la violenza a cui abbiamo assistito in occasione del primo comizio, ma sorrido quando leggo di qualcuno che inorridisce per i cori da stadio; vivo il territorio da sempre e di comizi ne ho visto davvero tanti, di alcuni ne sono finanche stato il diretto interessato. Invito tutti a recuperare qualche VHS e, in stile Netflix, fagocitare le diverse “stagioni elettorali” caroleane.
Quando però il folkore politico viene involgarito ed esasperato, parte dei cittadini-elettori, a prescindere dalla fazione, possono diventare tifosi insofferenti, passando dai toni moderati al linguaggio tipico delle tifoserie calcistiche più accanite. In una sfera calcio-politica l’esclusione di Iannucci dalle competizioni suona un po’ come decretare una vittoria a tavolino, con gli aficionados che gridano al complotto, alle elezioni falsate, agli arbitri corrotti, il tutto in pieno stile calcistico, sebbene chi è causa del proprio mal dovrebbe piangere sé stesso. Non possiamo però gridare allo scandalo se una parte di Carolei inneggia ancora il suo ex-sindaco – la politica nazionale ci insegna molto – ed è anche fin troppo chiaro che quanto fatto dall’Amministrazione Iannucci ha soddisfatto gran parte dei cittadini,  sono state fatte opere importanti, le più significative degli ultimi anni, il paradosso è che a contribuire a tale successo è stato anche l’attuale candidato sindaco De Luca, che ha lavorato a braccetto con Iannucci per quasi un lustro, così come hanno fatto altri due candidati della lista “Insieme per Carolei”.

I comizi elettorali sono da sempre stati valvola di sfogo per candidati e “tifosi”, botte – non certo di tipo fisico come purtroppo abbiamo miseramente assistito – e risposte. Se la risposta è preclusa, indipendentemente dalle negligenze che hanno portato alla possibilità di farlo, la valvola di sfogo rimane sigillata, la pressione aumenta e le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti. È un dato di fatto indiscutibile. La singolare vicenda caroleana è ahimè figlia di una legge che consente a una sola lista di concorrere alle Amministrative inibendo il confronto, di fatto impedendo di scegliere in modo democratico, e questo al di là delle vicissitudini di Iannucci che hanno portato alla ricusazione della lista elettorale. Per via della stessa maldestra legge, De Luca viene messo in condizioni legittime di trarne un vantaggio.

È scontato dire che i protagonisti dell’episodio violento sono da condannare senza se e senza ma, così come è opportuno fare un plauso a De Luca per l’aplomb dimostrato durante le provocazioni della “tifoseria” avversaria; c’è da tirare le orecchie a Iannucci che, in qualità di ex sindaco, avrebbe dovuto distendere da tempo gli animi, e non mi riferisco solo alla sera del comizio, quanto ad alcuni – fortunatamente pochi – commenti social che hanno rasentano la pulizia etnica, una presa di posizione sarebbe stata eticamente corretta, farlo con un articolo sulla stampa dopo che il latte è stato versato è apprezzabile ma a poco serve. Ingiustificabile il comportamento del candidato della lista “Insieme per Carolei” che, dismessa la casacca di possibile futuro amministratore, ha preferito vestire quella del capo ultrà più sfegatato, catapultandosi inopportunamente nell’arena degli avversari.

In tutto questo è d’obbligo una riflessione. Le botte da orbi a cui abbiamo assistito fanno sicuramente meno male della deriva del tifo che stiamo vivendo, da politico a territoriale. Stiamo assistendo a una netta scissione del paese dalla sua contrada più popolosa. Se non vogliamo fingerci ciechi e sordi è chiaro che, fatte le dovute eccezioni, c’è gran parte del paese pro-commissario e gran parte di Vadue pro-De Luca, una separazione che va ben oltre l’aspetto politico, per il quale il 12 giugno ne avremo una misura. È l’atavica frattura sociale che preoccupa e fa male; paradossalmente proprio dagli attori della politica dovrebbe essere trattata come il primo punto di ogni programma elettorale, purtroppo, da nessuno degli interpreti, quelli di oggi che ambiscono a governare e quelli del passato più recente, mi sembra di aver captato segnali incoraggianti in tal senso. Non servono strade, né ponti, è FONDAMENTALE investire nel sociale, nella promozione della comunità veramente inclusiva, lo si fa partendo dai giovani, sono loro gli amministratori del domani. Negli ultimi tempi le azioni volte a risanare tali ferite si contano sulle dita di una mano e quelle poche portano la firma di alcune Associazioni, della Pro-Loco e delle Parrocchie. Alla luce delle ultime vicende, il piccolo e prezioso lavoro svolto è stato letteralmente spazzato via.

In questo contesto bene ha fatto De Luca a rivedere la sua decisione  di non voler promuovere nuovi comizi, scelta che avrebbe inevitabilmente favorito ancor di più la spaccatura tra i territori. I cittadini hanno bisogno anche e soprattutto di sentir parlare di programmi elettorali, non basta un foglietto A4 distribuito agli astanti. Se in occasione del primo comizio la piazza del paese ha fatto registrare decine di tifosi ben consci di non voler votare e altri sicuri di votare De Luca, è opportuno ricordare che nelle case c’era qualche altro centinaio di persone che, in piena democrazia, era desideroso di ascoltare, valutare e poi decidere se votare o non votare, ne è prova tangibile la diretta di CaroleiReport, vista da oltre 1600 persone.

Carolei, 4 giugno 1822 (l’anno non è un errore di battitura)

Gianfranco Forlino